SMART CITIES

Parliamo delle nostre citta’: qui nasciamo, abitiamo, cresciamo, invecchiamo; Ie percorriamo spasmodicamente per gran parte della nostra vita. Secondo le previsioni delle Nazioni Unite, entro il 2050 oltre il settanta per cento della popolazione mondiale vivra’ in un agglomerato urbano. Metropoli in continua espansione – tra quindici anni quelle con piu’ di dieci milioni di abitanti saranno quarantuno –
spesso al limite delle loro stesse capacita’, che ci seducono, ci abbracciano, ci avvelenano, ci minacciano. Siamo loro legati da un rapporto di odio-amore, che puo’ esplodere in divorzio (fuga in campagna), patteggiare una separazione consensuale (la periferia, piu’ umana), o capitolare in tiepida, rassegnata convivenza. Cosi integrate alla nostra realta’, come si adattano al mutare continuo degli stili di vita, specialmente a quelli sempre piu’ rapidi e connessi delle last generations? Il dibattito impazza in piattaforme, forum, congressi e convegni, tutti tesi a identificare nuove soluzioni creative per vivere, anzi convivere con esse. A formulare inventivi modelli di coabitazione urbana, una eletta schiera di pianificatori, scienziati, e soprattutto giovani, tecnologici e no. Il vocabolo sulla bocca di tutti e’ Smart City (o iPhone City o Digital City): un luogo “ dove la rete tradizionale dei servizi e’ resa piu’ efficiente dall’uso delle tecnologie digitali, per il beneficio dei suoi abitanti e delle sue imprese ”; come la definisce il sito dell’Unione Europea, che nel 2012 ha creato la European Innovation Partnership on Smart Cities and Communities, piattaforma con Io scopo di istituire un dialogo fra amministrazioni locali, capitani d’industria e rappresentanti dei cittadini. Obiettivo: rendere la citti piu’ agile, vivibile e sicura. E individuare gli interventi che permetteranno di realizzare una metropoli dalla qualita’ di vita eccellente (ma ci accontenteremmo di decente); dove il network del trasporto urbano sara’ puntuale e intelligente,
il servizio di distribuzione idrica e di smaltimento dei rifiuti ineccepibile, i sistemi d’illuminazione e di riscaldamento energeticamente smart, l’amministrazione cittadina responsabile e disponibile, gli spazi pubblici puliti e sicuri. Sogno, utopia? Pare di no, guardando Songdo, nella Corea del Sud, citta’ che pare planata dalla fantascienza, in via di ultimazione entro il 2016. Creata ex novo su territorio reclamato al mare a sud-est di Seoul, in questa “citta’ del futuro” dal design rivoluzionario, ogni strada, edificio, veicolo o oggetto pubblico sara’ dotato di un sensore wireless o un microchip. Pensiamo a lampioni che contano i passanti per spegnersi quando non c’e’ nessuno; bidoni della spazzatura che mandano un bip quando sono pieni e trasmettono le previsioni meteo; automobili con sensori che segnalano intoppi nel traffico; braccialetti con microchip per i bambini, perche’siano sempre rintracciabili. Non solo: ogni abitazione, ospedale, scuola o ufficio sara’ dotata di un dispositivo che regolera’ in modo intelligente l’aria condizionata e il riscaldamento; ma anche la lavatrice e il frigo, cosi come la chiusura della porta d’ingresso e quella del garage: peccato non possa andare a fare la spesa (ma chissa, in futuro). Intanto, senza andare lontano, diverse citta’ europee – in testa Malmo, Nizza, Copenhagen e Barcellona – stanno sperimentando una gamma di soluzioni hi-tech: chez nous, poi, Capri dovrebbe diventare un’isola interamente smart. Niente rombo di motori e conseguente inquinamento da traffico invece a Masdar City, la nuova eco-urbe in costruzione ad Abu Dhabi: dove il trasporto sara’ affidato esclusivamente alle auto elettriche. E viste le temperature roventi della regione, le pensiline della fermata dell’autobus diffonderanno bruma fresca appena il termometro superera’ i trenta gradi. Intanto Guangzhou in Cina, metropoli di quindici milioni di abitanti che e’ anche un mega-hub commerciale, si propone come modello di urbanismo del Ventunesimo secolo e ha lanciato neL 2012 il Guangzhou International Award for Urban Innovation, un premio che seleziona formule innovative urbane sia evoluzionarie (che migliorano strutture gia’ esistenti) sia rivoluzionarie (che introducono pratiche inedite). Fra le piu’ interessanti proposte delle quindici citta’ finaliste del 2014, soluzioni per proteggere i cittadini dalle emergenze create dal cambiamento climatico, come i sempre piu’ frequenti uragani, l’innalzamento delle acque, o l’aumento di temperatura. Il centro operativo anti-storm di Rio de Janeiro, per esempio, coordinando con tecnologie digitali gli interventi degli enti di soccorso, ha salvato dalla sua istituzione centinaia di abitanti delle favelas, nel passato travolti dal fango. Non solo tecnologia pero’: nuove invenzioni affrontano il disagio sociale metropolitano. Vedi lo straordinario successo dei “parchi biblioteca” di Medellin, in Colombia, inaugurati nei quartieri piu’ poveri della citta’. Questi spazi pubblici, disegnati da architetti internazionali, mettono a disposizione una biblioteca immersa in un parco. Lo scopo? Fornire a tutti, soprattutto ai giovani, in una societa’ tristemente nota per la sua violenza, un rifugio che celebri la cultura e la convivenza civile. Un’altra idea “sociale” decisamente originale? Quella di Eskigehir, in Turchia: dove ha aperto i battenti un museo dedicato alla memoria dei cittadini sulla citta’. Nelf ipertecnologico City Memory Museum, chiunque puo’ registrare i propri ricordi e le proprie esperienze della cultura urbana locale. Il serbatoio di memorie, alimentato di continuo, fa si che lo spazio rimanga un vitale work in progress. A proposito di partecipazione di cittadini: dagli States agli antipodi passando dalla nostra vecchia Europa dilaga intanto il “placemaking”, ovvero la trasformazione degli spazi pubblici a opera dei cittadini. Vedi lo “Splash Adelaide”, dove le vie e le piazze della citta’ dell’Australia del Sud, chiuse per un giorno o una sera, sono diventate palcoscenico sperimentale di street parties, proiezioni all’aperto, concerti improvvisati, e altre iniziative ideate dai cittadini per individuare nuovi usi degli spazi. Mentre a Buenos Aires, per sconfiggere la mastodontica burocrazia (tutto il mondo e’ paese) sono sorte tavole rotonde in cui cittadini di ogni classe sociale e giunta comunale si confrontano per formulare strategie di innovazione urbana. Fra le idee emerse: le “Scuole del futuro”, dove, anche se i professori saranno ancora in carne e ossa, la robotica e le stampanti 3D avranno un ruolo cruciale nel processo di apprendimento. Insomma, anche se le automobili volanti di “Blade Runner” e “Il Quinto Elemento” non sono ancora in circolazione, una cosa e’ certa: il nostro futuro nelle citta’sara’ orchestrato dalle tecnologie. Con la speranza pero’ che gli ingredienti essenziali delle nostre esperienze urbane diventino il rispetto per il prossimo, e il senso di comunita’. Chissa’ se anche questi saranno monitorati da sensori…