UNEXPECTED MIAMI
Con l’arte e il design a fare da apripista, oggi la festaiola città della Florida sta diventando un vero e proprio hub culturale
“ Siamo una città giovane, quindi abbiamo l’opportunità di elaborare nuovi linguaggi culturali”. Thom Collins spiega così il fermento creativo che, come una brezza marina, aleggia su Miami e su Miami Beach, che nel 2015 festeggia i suoi cento anni con un fitto calendario di eventi (miamibeach100.com).
Quale direttore del Pérez Art Museum Miami (Pamm) – sì, proprio quello dove, mesi fa, un visitatore ha frantumato un vaso di Ai Weiwei e dove David Beckham ha presentato la sua squadra di calcio –, Collins è oggi parecchio busy. Perché da quando a Miami è approdata Art Basel, la fiera d’arte contemporanea che durante la scorsa edizione ha attratto 73mila visitatori, il coefficiente di creatività della città della Florida è in ascesa inarrestabile. E il Pamm, affacciato sulla Biscayne Bay, all’interno del rinnovato Museum Park di downtown, simbolo della new wave culturale della città, ha consacrato la festaiola Miami a emergente culture city. Concepito dagli archistar Herzog & de Meuron come un invitante spazio “sociale”, con giardini, terrazze, ristorante, bar, il museo presenta mostre e progetti commissionati ad artisti locali e internazionali, per riflettere il profilo multietnico di Miami. Con format espositivi sorprendenti, materiale sempre nuovo e un approccio curatoriale all’avanguardia, a intrigare e coinvolgere il visitatore. Il Pamm continua il lavoro del Bass Museum of Art, che, dalla sua inaugurazione, ha trasformato la zona di Collins Park, sede anche del Miami City Ballet e della Public Library nello hub culturale di Miami Beach. Iniziative come “Temporary Contemporary”, che stupisce i cittadini e i turisti collocando sculture, murales, installazioni sonore e video in inattesi luoghi pubblici, affiancano programmi comunali come “Arts in the Parks” e “Arts in Public Places”. Favoriti dal balsamico clima tropicale, questi eventi rendono la città un museo a cielo aperto. Lo conferma Silvia Karman Cubiñá, direttrice del Bass: «Una primavera culturale è davvero in atto. La City di Miami Beach ha fatto della crescita intellettuale una priorità. Istituzioni grandi e piccole, come il Wolfsonian, il FIU College of Architecture, la Miami Beach Cinematheque o il SoBe Institute of the Arts, stanno cementando il processo». A un passo dall’arteria dello shopping, Lincoln Road, la New World Symphony – ospitata all’interno del New World Center di Frank Gehry – elabora strategie cutting-edge per divulgare la musica classica e sinfonica. Ecco, allora, serate in cui la concert hall si trasforma in un nightclub dove, sul palco, si alternano dj e musicisti classici o contemporanei. E, ancora, concerti proiettati in diretta sulla sua facciata, da ascoltare (gratis) sdraiati sul prato, in uno spirito festivaliero free tipo Glastonbury o Coachella. Al di là della baia, nella zona del Pamm, la National YoungArts Foundation è una fucina di creatività. «Il nostro obiettivo? Guidare e promuovere la nuova generazione di giovani artisti », spiega Joe Gutierrez, senior vice president della fondazione. A questo scopo, i loro scout percorrono ogni anno gli Stati Uniti in lungo e in largo per individuare giovani talenti e selezionare quei centocinquanta da invitare a Miami per studiare con maestri superstar come Julian Schnabel, Michail Baryšnikov, o Liv Ullmann (le lezioni si possono seguire sul canale americano Hbo). Insomma, al di qua e al di là della baia, il fermento creativo è elettrizzante. E musei, teatri e auditorium rischiano di rubare lo spotlight ai nightclub e ai bar. O alla solita spiaggia.
AIRPORT COCOONING
Piccoli piaceri e strategie anti jet lag. Tour guidato nelle lounge più nuove. Accoglienti come boutique hotel, riposanti come spa.
Con l’aeroporto ormai allettante microcosmo di entertainment, shopping, e cucina gourmet (vedi la cittadella che è il Changi di Singapore), arrivarci con qualche ora di anticipo è un’opzione sempre più appetibile. Specialmente se si ha accesso alle lounge delle linee aeree, avvolgenti oasi di comfort e tranquillità, sempre più accessoriate di servizi, le cui magiche porte si aprono ormai non solo con biglietti di first o business class, ma anche con le miglia accumulate. Per esempio, quelle della Cathay Pacific a Hong Kong, nel settore davvero leggendarie. Di lounge, qui, ce ne sono cinque, fra cui la pioniera The Wing, che fin dagli esordi ha stupito con lo Champagne Bar e le Cabanas, suite del benessere complete di vasca da bagno, doccia e lettino. Ma oggi è l’ultima nata, The Bridge, a rubare la scena. Disegnata dagli architetti Foster + Partners come un’ariosa living room il cui coefficiente di stile è un ristoro per gli occhi, propone una sofisticata offerta culinaria – antitesi del fast food aeroportuale –
che tenta anche il più ascetico dei passeggeri. Con caffè come The Bakery, che sforna golosi pasticcini ma anche insalate salutiste, ideali per vitaminizzarsi pre-alta quota, ristoranti come il Bistro, un self-service di haute cuisine che regala sfiziosi piatti asiatici, o bar come il Coffee Loft, dove un espresso doc, accompagnato da muffin o croissant, resuscita dal più spossante dei jet lag. Pare un hotel a cinque stelle la First Class Lounge della Lufthansa all’aeroporto di Francoforte, fulcro di un intero terminal dedicato ai passeggeri di prima classe. Un ristorante con raffinato menu à la carte, un water bar con più di trenta tipi di acqua minerale, stanze da letto dove dormire (tre ore a ospite), oltre a service coordinators che, come concierges d’albergo, risolvono ogni intoppo e fanno volare i tempi di attesa, prima che il fortunato passeggero sia accompagnato all’aereo da un elegante chauffeur su una Porsche o una Mercedes. È un esclusivo salotto ispirato a un boutique hotel, con opere d’arte e mobili preziosi, la Concorde Room della British Airways all’aeroporto di Heathrow, a Londra, come al JFK di New York. Terrazza panoramica, business suite e cabine private con lettino viziano i passeggeri della First Class, che, con quelli della Club World e con i soci Gold, negli stessi scali possono farsi coccolare gratis, pre- e post-volo, in una delle Elemis Travel Spas, con trattamenti wellness & beauty che includono anche lo shaping delle sopracciglia. Mega-Rolex dorati alle pareti, pavimenti di marmo e poltrone in pelle caratterizzano il décor della nuova lounge della Emirates all’aeroporto Leonardo da Vinci a Roma, la quale si aggiunge alla schiera delle strutture della compagnia, quelle di Dubai in testa, c’è persino una sala di preghiera. Mentre la United apre a tutti i battenti dell’universo dorato della sua lounge collection (compresi gli ultimi due smaglianti spazi appena inaugurati al Terminal 2 di Heathrow): basta acquistare un United one-time pass da 50 dollari. Nel suo hub principale di San Francisco, poi, nella futuristica area imbarchi E del Terminal 3, la compagnia offre anche una sala dedicata allo yoga. E il ritardo del volo diventa un piacere.