FAB ANITA
La passione per la moda la sua ispirazione. L’amore al sua motivazione: Anita Tillmann, eclettica, visionaria trend-setter.
Non c’è un momento di noia nella vita di Anita Tillmann, straordinaria fashion entrepreneur il cui motto è “lavora duramente, e resta umile”. È fondatrice e Ceo di Premium, il fashion trade show più importante della Germania, e del German Fashion Council che promuove la moda tedesca, caporedattrice della rivista della settimana della moda berlinese che ha aiutato a lanciare, nonché creatrice del Young Designer Award che premia talenti emergenti, e, last but not least, madre di due gemelle di 7 anni. Nata a Düsseldorf da genitori croati, scopre il mondo della moda a 15 anni aiutando una amica della madre, agente di stilisti. Dopo il diploma in ingegneria del tessuto e molteplici ruoli nell’universo fashion, grazie a passione, innovativa visione, e tanta determinazione, raggiunge i traguardi di oggi. «Trovo energia e motivazione nell’amore: da e per la famiglia, per gli amici, i colleghi di lavoro». L’ispirazione viene da viaggi in destinazioni come Ibiza, Los Angeles, Marrakech e Bangkok. Il progetto che le sta ora più a cuore?
#FashionTech Berlin, una conferenza sul futuro digitale della moda, che ha ideato «per creare un dialogo fra le avanguardie del settore e le start-up tecnologiche». Di una bellezza delicata, nella vita trasmette una energia travolgente e un’incantevole leggerezza dell’essere. Nonostante la full immersion in questo mondo creativo, o forse proprio per questo, ama uno stile classico con un twist. Di giorno, blazer, skinny jeans e stivaletti o sneakers, «e rossetto rosso», aggiunge lei, «la mia uniforme ». I colori? Blu scuro, bianco, tanto nero. Niente vintage, «ho bisogno di guardare in avanti». Ma la sua esistenza non si srotola solo su tappeti glam. «Mi sento privilegiata e voglio restituire qualcosa agli altri». Lo fa partecipando a diversi progetti benefici dedicati ai più piccoli, come Straßenkinder (strassenkinder-ev.de), una charity per i bambini di strada di Berlino, o l’orfanotrofio Elisabeth Stift (elisabethstift-berlin.de). Formidabile Anita.
Blissful Detox
A Koh Samui non si va più per i full moon parties. Ma per cercare un vero benessere olistico. E ritrovare la via del proprio cuore
Precursori furono i backpackers, che sbarcarono qui nei Seventies calamitati dalle spiagge incontaminate su cui accamparsi. Poi fu l’era dei leggendari full moon parties che hanno attratto giovani di tutto il mondo. Night club dai decibel esagerati, popolati da orde di clubber, sono proliferati. Ma oggi, su alcune delle spiagge più belle dell’isola di Koh Samui, nel golfo della Thailandia, è tornato a regnare il silenzio. E, sovrapposto al brusio delle onde, l’unico suono percepibile è un sussurrato Om. Remise en forme, detox fisico e mentale, risveglio spirituale: la Koh Samui odierna ha inaspettatamente svoltato in direzione wellness, divenendo meta di salutisti come Gwyneth Paltrow, che qui convergono per ricaricare le batterie esaurite dai ritmi occidentali. E “ritrovare se stessi” in strutture che propongono programmi e ritiri mirati a bilanciare il fisico, pulire la mente, nutrire l’anima assetata di spiritualità.Un esempio? Kamalaya (kamalaya.com), “santuario del benessere” fondato da John Stewart (insieme alla moglie Karina, esperta di medicina tradizionale cinese) che, dopo aver vissuto anni da monaco yogi sull’Himalaya, ha trovato qui, attorno a una caverna buddista, la location ideale per creare un resort dove gli ospiti «possano sperimentare pace, silenzio, calma interiore, e ritrovare la via del proprio cuore». Ma non aspettatevi un monastero: si tratta di ville dotate di spiaggia privata (da sogno), clinica sospesa nel verde dove medici e terapisti creano percorsi wellness e diete tailor-made, spa con sublimi trattamenti dalle tradizioni asiatiche, sopraffina cucina detox ricca di supercibi, oltre a lezioni di yoga e tai-chi, sessioni one-to-one di reiki, meditazione e pranayama. Il tutto perfettamente orchestrato, affinché ritrovare se stessi sia una esperienza sontuosa, un viaggio ispiratore che può sfociare in un nuovo stile di vita. È soprattutto affidata allo yoga la ricetta detox di Samahita (sa-mahitaretreat.com), un eco-resort dove si susseguono stage di maestri internazionali. La giornata qui è scandita da sessioni di yoga mattutine (in una piattaforma sulla spiaggia) e pomeridiane; fra una e l’altra si può aderire ai programmi detox e de-stress che prevedono sessioni con nutrizionisti e wellness coach, massaggi ayurvedici e thai, saune agli infrarossi, pozioni salutiste, e un diario dove annotare sensazioni e progressi. Il tutto in una atmosfera familiare, che incoraggia il senso di comunità. La cucina è vegetariana di ispirazione indo-thai. Nelle stanze niente radio o tv, per favorire l’attenzione al presente; niente smartphone negli spazi comuni. E il mondo di sempre scivola via, lontano. Il detox è, infine, decisamente deluxe al Four Seasons (fourseasons.com/kohsamui), un resort esclusivo – ville in teak con piscina infinity – arroccato su una baia spettacolare. Cocoon dorato dal servizio onnipresente ma discreto, ristoranti gourmet e amenities straordinarie sono di rigore. Ci si depura nella spa immersa nel palmeto, che offre percorsi come il Simply Samui – cibo raw, juicing, thai massage, e yoga – o l’Inner Bliss, dove la meditazione è completata da raw food, pulizia del Chakra e lettura astrale. E da Koh Samui si parte rinati…